L'esercito spartano era l'organizzatissima armata della città-Stato di Sparta. È ancora oggi stimato per la sua etica ed il suo rigore morale: chi era militare a Sparta doveva essere un esempio per la comunità. Nel periodo di massimo splendore di Sparta, si diceva che un soldato spartano valesse molti più uomini di qualsiasi altro esercito. Ma soprattutto, loro non combattevano per conquistare, per fare bottino, per espandere il proprio territorio (anche perché non avrebbe avuto eventualmente le forze per controllarlo). Il coraggio però non mancava mai ed è stato uno dei principali punti di forza per gli Spartani. Come per gli altri stati greci, l'esercito spartano era basato sulla fanteria e combatteva attraverso l'utilizzo di una formazione a falange. Gli Spartani non introdussero alcuna innovazione tattica significativa nella guerra dei soldati opliti, ma utilizzavano la falange con lo stile classico: una sola riga, con una profondità uniforme da 8 a 12 uomini. Solitamente veniva preferito l'utilizzo di formazioni coese a scapito delle gesta eroiche dei singoli. Le truppe, quindi, venivano addestrate per avanzare in formazione allineata, creando un'impenetrabile foresta frontale di lance, difesa da un muro di scudi che coprivano le parti più vulnerabili del corpo. Come operava quindi questa Falange? La falange greca tradizionale era disposta su due file di opliti e tendeva a spostarsi verso destra durante le marce: questo era dovuto alla tendenza dei soldati di coprire il proprio corpo con lo scudo di chi era posto alla propria destra. (Ecco perchè, ancora oggi, l'uomo soldato tende a proteggere le persone mantenendole sul proprio lato destro). Lo scontro fra falangi oplitiche era sostanzialmente uno scontro d'attrito e pressione. Le due schiere opposte di opliti facevano affidamento sulla propria forza di spinta, facendo perno sui loro larghi scudi (i quali contemporaneamente proteggevano il corpo da spade o lance) e soprattutto sulla compattezza della formazione, più che su di uno scontro corpo a corpo "libero" come la tradizione più arcaica voleva. Non contavano le gesta individuali del singolo soldato, ciascuno era subordinato al gruppo e si ragionava in termini di reggimento e unità. Questo, proprio per mantenere il più possibile unita la formazione: infatti era necessario che i soldati rimanessero coesi formando un muro di scudi, altrimenti un punto vulnerabile avrebbe potuto mettere a repentaglio l'intero gruppo. Una falange scompaginata e disunita era facile preda dell'avversario e quindi, completamente persa.
Il 24 Maggio all'Alfheim Stadion va in scena la prima prova dei ragazzi del mister spartano. La curiosità, in città e non solo, ha raggiunto negli ultimi giorni dei livelli altissimi. La gente per strada non fa altro che parlare di formazione a falange, difese forti, guerre con gli avversari e non vede l'ora di gustarsi un calcio diverso da ciò che si vede solitamente a queste latitudini. Ovviamente c'è anche chi pensa che tutto questo non porterà a nulla e che la filosofia di gioco voluta dal greco non potrà regalare alcuna gioia. In parte, viste le presentazioni, di gioie era probabile poterne vedere poche. Ma già dalla prima sgambata contro il modesto Senja, il nuovo Tromso di Misòbaros cala un poker inaugurale che fa davvero ben sperare. La prestazione è ottima ed il tecnico, serioso e coriaceo come sempre, prende appunti segnandosi ciò che va e non va della base tattica testata. A seguire giunge una sconfitta contro l'ostico Astana, club di un certo livello e non propriamente al pari dei norvegesi. Il taccuino continua a riempirsi di nozioni e didascalie legate ad una fase difensiva da registrare, ma che ha retto egregiamente fino al sessantesimo minuto contro una avversaria di rango superiore. C'è da aggiungere, inoltre, che i carichi di preparazione sono veramente pesanti e che la muscolatura non è ancora pronta e sciolta per sopportare determinate sollecitazioni. Finnsnes e Skarp vengono abbattute con il medesimo 3-1 e, nonostante la gioia dei tifosi per i buonissimi risultati portati fino ad oggi in questo pre-campionato, Màrkos è parecchio nervoso per i gol subìti che vuole evitare a tutti i costi. Non può pretendere niente di particolare, ovviamente, contro il fortissimo Corinthias, amichevole di spessore scelta appositamente dal tecnico per valutare i progressi dei ragazzi sul campo: il Tromso va in vantaggio per ben due volte e solo al 96' soccombe al gol del pari brasiliano. Una prova davvero notevole. Infine ecco il primo cleansheet della sua gestione, contro i rivali del Tromsdalen in un'ultima uscita davvero interessante per quanto riguarda la prova della retroguardia che pare sia stata registrata.